Mi manca il fiato

“….mi è mancato il fiato”. Quante volte abbiamo detto o sentito questa espressione! Da cosa deriva? E’ talmente forte l’ansia o la paura che ci siamo immobilizzati bloccando il diaframma, respirando il minimo indispensabile per ossigenarci.

Una tecnica di sopravvivenza del mondo animale, del quale facciamo parte, è quella di non farsi notare; “fare il morto” è uno stratagemma difensivo, se il nostro respiro è “sonoro”,  lo stratagemma non funziona. La ragione più importante di una respirazione ridotta è il bisogno di troncare spiacevoli sensazioni, ma quasi sempre questo bisogno non è conscio, basti pensare agli attacchi di ansia fino ad arrivare al panico: quasi mai ci rendiamo conto del perché arrivino e questo ci terrorizza ancora di più, innescando una reazione a catena che ci porta quasi a non respirare.

Il diaframma è una cupola muscolare che separa il torace dall’addome ed ha una particolare importanza per i rapporti che ha col sistema neurovegetativo: passa da qui il nervo vago che regola tutta la nostra vita vegetativa e condiziona in particolare modo la meccanica digestiva.

Una buona e profonda respirazione ci consente non solo di ricevere l’ossigeno indispensabile per i nostri processi metabolici ma anche, potendo lasciar andare le tensioni, liberare l’emozione che l’ha bloccata. Ogni tensione è un ostacolo per la nostra capacità di percepire noi stessi: se la tensione è generata da una emozione per noi pericolosa queste parti saranno bloccate, insensibili portandoci a vedere noi stessi in modo illusorio.

Non è un caso se tutte le discipline olistiche, dallo yoga alla mindfulness, all’autoipnosi fino alla psicoterapia corporea, iniziano con l’insegnamento di una respirazione profonda. Con l’aiuto di un bravo trainer, eseguendo esercizi specifici, possiamo sciogliere tensioni e blocchi ed in special modo il diaframma: non dobbiamo iperventilare ma reimparare a lasciarsi respirare naturalmente, come fanno i neonati (alzando e abbassando anche l’addome) e che da adulti non sappiamo più fare. Questo potrebbe esser l’inizio per portare la nostra attenzione al nostro corpo, aumentare la percezione dei nostri cambiamenti somatici rispetto alle emozioni che stiamo vivendo.

Gli esercizi di bioenergetica, ad esempio, aiutano ad avere una maggiore percezione corporea e ad accorgerci quando siamo tesi, quale parte del corpo stiamo tenendo in tensione: questo è il primo passo perché successivamente si possa sciogliere il respiro e la tensione.

Particolare importanza questi esercizi possono assumere in ambito sportivo dove gli incidenti muscolari sono in agguato perché non ci accorgiamo della tensione in alcune parti del corpo. Questi esercizi assumono particolare importanza nel raggiungere le performances con un adeguato rilassamento dato dalla respirazione: se portiamo la nostra attenzione alle sensazioni corporee togliamo le emozioni disturbanti che arrivano dall’esterno. Facendo una ricerca sulle performances, alcuni atleti sono stati accompagnati negli allenamenti da trainer che hanno con loro eseguito esercizi sulla respirazione. Il risultato è stato questo: aumento della soglia aerobica; diminuzione del tempo di recupero; assenza di infortuni; diminuzione della frequenza cardiaca; livelli di ansia e stress normalizzati; miglioramento delle performances sportive.

Maria Pia Fraccaro
Direttore didattico scuola Coach Miglioramenti
Psicomotricista, Supervisor counselor, Formatore




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