Sono demotivato

Al lavoro ci dicono che essere motivati è molto importante, la motivazione è molto importante nello studio, nelle relazioni di coppia o interpersonali, quando cerchiamo di stare meglio a livello emotivo o semplicemente nel fisico.

Nella la mia esperienza di coach e counselor, incontro spesso persone (manager, professionisti, imprenditori, mamme o papà) che vorrebbero avere una motivazione più forte, maggiore determinazione.

Queste persone si sforzano di capire come essere più motivati, più orientati al risultato. Un approccio utilizzato comunemente è preoccuparsi di capire, consapevolmente, che cosa blocca la mia motivazione a “fare”, ad “agire“, ad ottenere risultati.

Cercando di risolvere il problema da questo lato, quello cognitivo, a volte riusciamo a capirci qualcosa, a volte no. Per fortuna la percentuale in cui riusciamo da soli è abbastanza elevata! Per quelli che sono curiosi di capire come lavorare sulla percentuale in cui non riusciamo, proseguite la lettura.

Facciamo un esempio classico e trasversale: “Devo motivarmi di più per andare in palestra”. Da un punto di vista semplicemente razionale non ci sarebbe neanche bisogno di essere tanto motivati! Appare una cosa che sicuramente fa bene alla nostra salute. E quindi che cosa ci blocca fare una cosa che utile per noi? Molti la chiamano mancanza di motivazione, altri la chiamano pigrizia, ma invece nella mia ventennale esperienza il motivo vero ha a che vedere con le nostre convinzioni profonde riguardo noi stessi e la nostra autostima.

Quello che accade è che io più mi sforzo a fare qualcosa che non mi riesce e più il mio cervello mi conferma che sono veramente pigro o demotivato nel farla. Risultato: alla palestra non riesco ad andare.

Questo schema di comportamento del nostro cervello si applica a tutti i campi della nostra vita. Come risolvere la contraddizione insita nel fatto che voglio ottenere un risultato ma la mia pigrizia, motivazione mi impedisce di ottenere risultato? La soluzione per fortuna c’è!

Si tratta di lavorare non tanto sulla motivazione cognitiva ma sulla motivazione emotiva. Negli anni mi sono specializzato proprio su quest’ultima, in quanto è la più difficile da raggiungere ed è quindi la parte di noi stessi più difficile con cui lavorare.

Il punto cardine per lavorare sulla motivazione profonda emotiva ha a che vedere con la trasformazione delle nostre convinzioni.

Infatti sono proprio le nostre convinzioni che guidano i nostri comportamenti, sia a livello cognitivo che a livello emotivo. Quindi se le mie convinzioni riguardo un certo obiettivo sono negative, allora il mio comportamento razionale sarà di conseguenza negativo, che non è quindi pigrizia.

La pigrizia è solo il fenomeno superficiale che io osservo, ma è radicato dentro di me sulle mie convinzioni (che potremmo chiamare convinzioni limitanti o malsane). Infatti il lavoro che faccio quotidianamente con le persone che mi chiedono di ottenere maggiore motivazione è lavorare non sulla motivazione, ma sul loro convinzioni, quelle limitanti, quelle malsane, quelle negative che influenzano il comportamento che io voglio cambiare.

Le convinzioni positive ce le teniamo, per favore!

Per dare un senso pratico questo articolo divulgativo, vi propongo una piccolo esercizio rivelatore, che ognuno può fare tranquillamente senza l’aiuto di un coach.   Prendete un foglio creare 3 colonne: nella prima colonna di sinistra scrivete la cosa su cui siete demotivati, siete pigri. Nella colonna centrale scrivete la convinzione che vi ha portato a quel risultato.  Nel caso della palestra potrei scrivere “non ho tempo, sono stanco” nella terza colonna destra scriveremo invece la convinzione apposta a quella che abbiamo appena scritto, quindi nel nostro caso ad esempio “io so trovare il tempo per andare in palestra e prendermi cura di me”.

Questo semplice esercizio, ancorché ancora cognitivo, mette in risalto qual è il vero cuore del problema e dove possiamo intervenire. A volte è sufficiente fare quest’esercizio da soli per ottenere un cambiamento, altre volte l’aiuto di una persona esterna è veramente strategico per individuare cosa ci blocca.

Come sappiamo più si va in profondità e più si ottiene un cambiamento duraturo. E da soli è spesso difficile andare in profondità, come tutti quanti abbiamo potuto sperimentare talvolta nella nostra vita.

Facciamo un altro esempio, ma di tipo lavorativo: “non ho voglia di contattare il cliente Mario Rossi e quindi rimando di giorno in giorno una telefonata importante”. Sono pigro? Demotivato? No! Sono le mie convinzioni riguardo le emozioni di quella specifica telefonata che mi bloccano e mi fanno sembrare pigro.

Nella mia esperienza, 90 persone che “rimandano”, hanno 90 motivazioni diverse, personali, individuali e diverse. Ecco perché il lavoro va fatto individualmente, e potete iniziare a farlo ora utilizzando lo schema che vi ho illustrato prima.

Visto che ora, arrivati a questo punto dell’articolo, la vostra nuova convinzione sarà “non è possibile adottare questo metodo con me” vi propongo di adottare lo stesso schema per questa nuova convinzione che vi ho appena rivelato (lettura del pensiero?) e che riguarda la nostra possibile difficoltà ad uscire dalla zona di confort.

Se avete altre convinzioni che vi bloccano contattatemi pure, sempre che prima vi siete convinti che ognuno di noi può cambiare (a patto di desiderarlo e di conoscere il metodo, condizioni non sempre presenti entrambe) fatto in cui ho testimonianza tutti i giorni con le persone che seguo.

 

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